“Quaranta tondi tondi”
“Ma sì, vedrai che non è niente”
“Non ti reggi in piedi”
“Starò seduto”
“Non mangi da due giorni”
“Ho bevuto un tè, sono a posto così”
“Hai tossito tutta la notte”
“Però abbiamo visto la serie su Netflix”
“Con la febbre alta deliri”
“Non sono deliri, è filosofia”
“Lassù fa freddo, sai?”
“Cambiare aria mi farà bene”
“Non è che la cambi, ti porta via se non stai attento”
“Mother sto bene, non ti preoccupa…cough cough cough cough”
A pochi giorni dalla partenza per il torneo di basket, il primogenito aveva le stesse possibilità di fare un canestro da metà campo a un secondo dalla fine del derby come di prendersi l’influenza peggiore della sua vita.
Inutile dire che non ha fatto canestro ma ha centrato solo il cestino con la scatola vuota della Tachipirina.
Tra dubbi e perplessità -mie- entusiasmo e felicità -suoi- il ragazzo rimesso in forze salirà domani mattina su un aereo diretto in Svezia, insieme al resto della squadra.
Un trolley giallo pieno di felpe, calzettoni e antibiotici. Il cappuccio sulla testa e le cuffiette nelle orecchie.
Mi sembra un buon modo per cominciare il nuovo anno.