La piccola s’é avvinghiata alla mano della sorella come una partoriente in preda alle convulsioni, ché non lo dice ma se la fa sotto dalla paura.
La mezzana, viaggiatrice seriale, ha finito il romanzo che stava leggendo tra il decollo e l’atterraggio.
Il primogenito ha dormito, o forse é svenuto.
Poche file più indietro, un suo amico che accidentalmente aveva la nostra stessa destinazione.
All’arrivo l’ostello che Booking definiva “spettacolare” ci ha sbalorditi per l’arredamento minimal ed essenziale tipico degli istituti penitenziari del Bangladesh. Come deodorante per ambienti un Arbre magique alla curcuma e varie spezie indiane.
Se dovessimo definire lo stile in una parola, sarebbe tugurio.
Uber é una benedizione del cielo, in una città che sale e scende, scende e sale.
Meno male che ci sono i pastel de ‘nata.
Lisboa, siamo arrivati.