
In macchina, inizio sera, il centordicesimo accompagnamento della giornata.
Il primogenito ed io.
“Mamma, attenta, un cane!”
Ed è proprio un quadrupede quell’ombra che saetta, terrorizzata, tra le macchine in corsa.
Frenate improvvise, colpi di clacson, qualcuno impreca.
Noi accostiamo e scendiamo, ché il figlio maggiore può essere perfido come Jeffrey Dahmer con i congiunti, ma diventa San Francesco con gli animali.
Da piccolo ha pianto un pomeriggio intero per avere schiacciato sotto la scarpa una lumachina, e ancora ricorda con commozione il criceto Pedro, che il gatto divorò per metà.
Insieme a noi altre persone, che hanno lasciato la macchina sul bordo della strada e cercano di prendere la bestiola, sempre più spaventata.
Lui lo segue piano, un passo alla volta, in silenzio. Non lo chiama. Quando gli è quasi accanto si abbassa, allunga il braccio e attende.
Il cane lo guarda, abbassa le orecchie, e gli si avvicina.
Nel tripudio generale lo carichiamo in macchina, non sapendo bene cosa fare. Lo portiamo a casa, e dopo averlo sfamato col cibo del gatto -che dalla vetrata ci guardava sì con lo sguardo truce di Dahmer- rintracciamo il suo padrone.
Perché in questo folle mondo virtuale esistono i gruppi del paese in cui vivi, che non si limitano a lamentarsi delle asfaltature malfatte o del vicino che si è costruito abusivamente la piscina, ma offrono una possibilità di condivisione immediata.
È così la cagnolina non più spaventata e la sua padrona di sono ritrovate, con grande gioia di entrambi.
La cagnolina che, caso vuole, si chiama Bianca.
Come la piccola.
Un bel finale per una bella storia. ❤️
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PS: mitico il gatto con lo sguardo truce! Lo vedo come se ce l’avessi davanti! 😂😂
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