“Oh, che bella serata! Io e te a guardare Italia-Russia di pallavolo, che meraviglia!”
“Vero, e che Italia”
“Sii seria per favore”
“Giusto, che Russia. Lo sai che il numero tredici è alto due metri e diciotto?”
“Vedo, altissimo. Infatti quando fa muro non si passa. Hai notato? Le sue mani sono impenetrabili”
“Già. Io però stavo guardando i calzoncini”
“Ma hai visto che azione? Velocissima e potente. E che precisione!”
“Anche le magliette aderenti non sono poi così male…”
“E la diagonale? Perfetta! Ha preso esattamente il punto vuoto. Questi sì che sono professionisti”
“Più che la traiettoria mi interessava l’addominale, ma non si vede niente. Però immagino”
“Mamma! Insomma! Guarda la partita, mica i giocatori!”
Alla sua età avevo appiccicato sopra il letto un tamarrissimo John Bon Jovi a petto nudo, i pantaloni di pelle nera e la permanente cotonata, mentre sopra la scrivania troneggiava il bel Tom pre-scientology, in versione top gun.
Lei è la tredicenne bacchettona, che riprende la mamma poco seria.
Meno male che ha la mia faccia, altrimenti avrei pensato a uno scambio in culla.