Il primogenito è andato a scuola, anche se per due ore soltanto tra scioperi e supplenze.
Ha arbitrato una partita complicata, sotto l’effetto di un raffreddore di quelli da ricordare, col timore di starnutire nel fischietto.
Ha trascorso il sabato sera di carnevale a una silent disco in oratorio, mascherato da nulla come suo solito, rincasando ben oltre la materna resistenza.
La mezzana ha preparato la piccola per l’interrogazione di musica, con una pazienza mai vista e un’attitudine all’insegnamento senza precedenti.
Si è fatta comprare gli spray per colorare i capelli ma poi è uscita al naturale, con la sua amica S, per festeggiare il carnevale in piazza. Ha studiato tedesco e nascosto i compiti di grammatica, coccolato il gatto e giocato una partita di pallavolo.
La piccola ha suonato il flauto come non ci fosse un domani, cosa che ha seriamente rischiato. È andata al canile per adempiere al suo dovere da volontaria e partecipato alla gara di qualificazione di ginnastica artistica, senza qualificarsi. Ha ritirato l’icona pellegrina durante la messa solenne e l’ha sistemata con tutti gli onori sul tavolo della sala.
Io ho accompagnato e ripreso, lavato, cucinato e sgridato. Sono stata sveglia a fatica durante la messa solenne, mi sono commossa alla premiazione della ginnastica, malgrado l’assenza della piccola sul podio.
Ho visto con fidanzato e figli un film che racconta una storia d’amore diversa, anche se poi non esistono storie d’amore uguali, mentre la mezzana copriva gli occhi alla piccola nelle scene inadatte.
Sono stata seduta sul divano per pochi attimi, in compagnia di un libro che parla del rimpianto di essere madre e porta riflessioni scomode ma profonde.
Il tempo è un concetto relativo.