Luci basse, odore indefinibile, di vetustà e finestre aperte di rado.
Una porta pesante che cigola mentre si apre e quando si richiude alle spalle.
Un signore non vecchio né giovane, coi capelli bianchissimi e una collana dorata e luccicante al collo.
“Buongiorno, avrei bisogno di tre marche da bollo da sedici euro”
“Eccole sciura bella”
“…”
“Eh no, il bancomat! Only cash, sciura bella”
“Ah, va bene, tanto c’è la banca qui fuori”
“No! Non c’è”
“Ma fino all’altro ieri era lì…”
“Sciura bella ascolta un cretino. Sono cinquant’anni che apro questo negozio ogni mattina e lo chiudo ogni sera. Se ti dico che la banca non c’è, non c’è”
“E quindi?”
“E qui di prendi la prima a sinistra, la seconda a destra e taaac! Il bancomat”
“Ok. Bene. Vado. Un’ultima cosa. Lei può farmi una fotocopia?”
“Eh no bella sciura. Però se vai dai CIAINA qui avanti, gli occhi a mandorla che riparano i telefonini, te la fanno”
“Capisco. Grazie. Arrivo subito”
“A dopo bella sciura”
Io credevo fosse una figura mitologica, come gli unicorni, i neonati che dormono tutta la notte e la taglia trentotto dopo i quarant’anni.
Invece il milanese imbruttito esiste, e vive con noi.