Si sono trovate una sera, davanti a una pizzeria del centro, qualcuna più elegante, tutte emozionate.
Per metterle d’accordo ci sono voluti diversi messaggi nel gruppo “Ginnasio ci manchi”, per stabilire giorno, posto e orario dove rincontrarsi dopo un numero imprecisato ma vergognoso di anni.
Loro, le compagne della quarta L, prima sezione interamente femminile del ginnasio.
Non sto a raccontare, perché facilmente intuibile, lo sconforto cosmico in cui cade una quattordicenne quando scopre, il primo giorno di scuola superiore, che il massimo del testosterone cui può ambire è il suo canuto professore di greco e latino.
Sono sopravvissute tutte in questo folle gineceo, tra una parafrasi e un tema, una declinazione e un’interrogazione.
Si sono riviste con gli occhi di allora e gli occhiali di oggi, ognuna col suo viaggio e ognuna un po’ diversa, come direbbe il buon Vasco.
Si sono ascoltate raccontare di carriere, figli, amori e destino.
Hanno sparlato senza ritegno dei loro vecchi insegnanti e di qualche assente.
Hanno cercato, dietro qualche ruga e un po’ di trucco, di ritrovare la compagna di banco nella donna sorridente seduta di fronte.
Hanno scovato ricordi sepolti nella memoria delle altre.
Hanno riso, tantissimo, come se la cena fosse un lungo intervallo senza campanella.
Si sono ripromesse di vedersi presto e non far passare ancora tutti quegli anni.
Altrimenti, la prossima volta, rischiano di incontrarsi al centro anziani.