Ciao papà,
I ricordi sono una faccenda strana.
È come buttare qualcosa in mare, che piano piano -il dolore ancora più lentamente, purtroppo- sprofonda sempre più giù, sfuggendo alla vista e alla memoria.
Io ogni tanto mi ci immergo, in quel mare. Per cercare ricordi, frammenti e conchiglie.
Per chiedermi come sarebbe stato se.
Credo che ti saresti innamorato del primogenito. Maschio, studioso, con la passione della pallacanestro e l’amore per le montagne e il cammino.
Nella mezzana avresti rivisto la mia faccia e ti saresti specchiato in quegli occhi tanto grandi e marroni, così simili ai tuoi. Avresti ritrovato la tua riservata timidezza, lei ti avrebbe insegnato ad usare il cellulare e forse tu saresti riuscito ad appassionarla alla lettura.
Dalla piccola saresti stato travolto e incantato, lei così piena di entusiasmo, energia e curiosità. Avresti dovuto trovare risposte alle sue mille domande e avresti potuto perderti nei suoi abbracci infiniti.
Saresti stato orgoglioso del mio libro.
Tu, lettore instancabile e onnivoro, avresti ammirato con gioia nella tua libreria un volume col mio nome e cognome, che poi è anche il tuo.
Mi piace pensare che mi avresti guardato, fiero.
Avresti riso perché ho un amore che ama il cammino, io che da ragazzina facevo scene della malavita per seguirvi sui sentieri.
Avresti capito, mi piace pensare, il perché di alcune mie scelte.
E se nella vita siamo tutti sullo stesso treno, anche se ognuno con il suo biglietto, tu sei sceso prima di tutti.
Ma quel biglietto lo conservo io, papà.
E continuo il viaggio anche per te.
Barbara