Quando la mattina alle sei e un quarto stai preparando i petti di pollo e l’insalata per il pranzo dei due grandi, che torneranno a casa affamati prima di te.
E ti accorgi che quel profumino di padella non è solo in cucina ma anche sui tuoi capelli, vestiti e mani.
Quando corri in macchina perché hai un treno da prendere, ti accorgi con sgomento di essere senza benzina e passi al volo al distributore, pregando di riuscire ad arrivarci.
E ci arrivi con indicibile sollievo ma il distributore è ancora chiuso, quindi ti rassegni ad usare l’automatico, che pur essendo un’attività a portata di tutti non è mai stato il tuo forte.
Quando per la fretta e la sbadataggine estrai la pompa con un secondo di anticipo, innaffiandoti i piedi con gli ultimi due euro di benzina.
E corri a cercare un parcheggio nel raggio di cinque chilometri intorno alla stazione, non lo trovi ma ormai è tardi e allora lasci la macchina tra una striscia blu, un marciapiede, un passaggio pedonale e un passo carraio dicendole addio mentre la chiudi, consapevole che non la troverai più al tuo ritorno.
Quando sali sul treno al volo, ansimante ma fiera di avercela fatta, e ti accorgi di emanare un odore a metà strada tra la friggitrice di McDonald e il benzinaio dell’autogrill.
E realizzi che non puoi lamentarti.
C’è chi sta peggio.
Per esempio quei poveretti seduti vicino a te.