Nella Toyota Corolla a sinistra una signora, seduta sul lato passeggero, si sistema le sopracciglia con la pinzetta, controllando l’operazione nello specchietto dell’aletta parasole.
Nella Renault Espace a destra il conducente si adopera in una accurata e meticolosa pulizia delle cavità nasali, con perizia e costanza.
I bambini austriaci della Bmw serie uno di fronte mi sono familiari quasi come i miei, dopo tante ore a salutare dal lunotto posteriore.
La donna coi capelli rossi della Duster nera ascolta musica improbabile, intervallata dalla sadica voce del navigatore che la avvisa di rallentamenti e incidenti, e capisce che l’hanno chiamato bollino nero perché “fare ore di coda in autostrada, alla cassa per una rustichella e al bagno per la pipì” veniva troppo lungo.
Viaggio sola, dopo avere lasciato i tre in buone mani a proseguire la vacanza di mare.
Guido e aspetto, consapevole che quello spazio e quel tempo sono necessari, anche se forse appena sufficienti, per passare da una dimensione di molteplicità a una di coppia.
Arrivo e riparto, con un aereo alle prime luci dell’alba e un paese da scoprire.
Sempre in cammino, sempre con gioia, con intatto stupore per le infinite vie che la vita ci offre.