Lo giuro su quanto ho di più caro, sulla mia collana di rame preferita, il libro autografato da Luis Sepulveda e il piccolo micio. Possa io smarrire la password del blog, le chiavi della macchina e la tessera fedeltà del supermercato coi punti se non dico il vero.
Sembra incredibile anche a me, immagino agli altri.
Ci siamo rivisti.
In un piccolo paese vicino alla città dove lavoro. A un semaforo rosso, in un caldo pomeriggio estivo, io in macchina e lui, affiancato, in bici. Lui, il biondo adolescente alla ricerca della figura materna. Quello che ho incontrato con lo zaino e la cartelletta mentre usciva da scuola, ritrovato sul marciapiede opposto poche strade più in là qualche tempo dopo. Lui, coi riccioli biondi appoggiati sul collo e lo sguardo fiducioso.
Lui, che al posto dello zaino ieri aveva un misterioso strumento nella sua custodia, la divisa della banda con la camicia bianca perfettamente stirata dalla mamma, i ricci tagliati corti e il solito enorme sorriso felice.
“Non ci credo. Sei proprio tu?”
“Sì! Non è incredibilmente meraviglioso? È il destino”
” In effetti anche io sono stupita stavolta”
“Adesso devo proprio andare, ho le prove. Suono, sai? Vuoi venire a sentirmi?”
“Il semaforo è verde, mi dispiace devo andare. Buon divertimento”
Ecco, magari al saggio di fine anno non è il caso di andare. Ma se lo incontrerò ancora almeno un succo di frutta glielo offrirò, promesso.