
Li coltivi da piccini, teneri virgulti, radici che ancora devono affondare nel terreno.
Innaffi, curi, esponi al sole, dai ombra.
Notti in bianco, madonne a colazione quando nessuno si alza.
Discussioni per i compiti, lo studio, la matita si impugna così, no lì non ci puoi andare, così tardi non devi tornare, sei piccolo per questo e quell’altro.
Lezioni provate e quelle private, l’essere motivatore, non arrenderti, dagli sbagli si impara.
E mentre tu semini e concimi, pensando che sarai fortunato ad essere ancora vivo per assaporare i frutti, il miracolo accade.
Così, dal niente, prima non c’era e poi sì.
Come una magia di David Copperfield, tu che ti senti più come il mago Forest.
Il primogenito legge.
Legge libri per piacere e studia i testi per gli esami.
Nessuno lo obbliga, lo maltratta, lo ricatta (tutti ottimi metodi educativi, comunque).
Divora storie e sfoglia pagine, prende appunti e acquista libri col bonus cultura.
Insomma, fa tutto quello che ho provato ad insegnargli negli ultimi diciannove anni.
E lo fa sua sponte, senza coercizione alcuna.
Devo controllare: l’unica spiegazione è che stia producendo metanfetamine in garage.