
Per quindici giorni la mezzana e la piccola sono state altrove, in regioni diverse e a fare esperienze alternative.
Il primogenito ed io ci siamo dati ai bagordi più sfrenati, le rare occasioni in cui ci siamo incontrati.
Ogni tanto mi sono domandata se la vita allora può essere fatta anche così, senza corse, accompagnamenti, notti in attesa dei rientri, frigorifero svuotato, vestiti da lavare.
Questa mattina c’è stato il trasloco ufficiale di casa in casa.
Questo pomeriggio la nostra vecchia e amata Duster nera, arrivata al capolinea, ci saluterà e accoglieremo una sua più giovane e rossa versione.
Nella stessa giornata si cambia casa e automobile dunque, ché il cambiamento qui non fa mica paura.
Fa paura eccome, invece. Fa tremare le ginocchia, azzera la salivazione, mette le vertigini.
Ti stringe lo stomaco e lascia il fiato corto, anche quando è un cambiamento voluto, atteso, desiderato.
È un viaggio sulle montagne russe tra l’esaltazione del nuovo inizio e la paura di salutare la propria zona di comfort.
Per fortuna c’è chi tiene saldo il timone, nonché una serie di inscalfibili certezze: il frigorifero svuotato, i panni da lavare, i recuperi serali, la curiosità di una vita nuova, l’entusiasmo per le infinite possibilità della vita, l’amore che avvolge, sostiene e accompagna, non importa sotto quale tetto ci si trovi.