La seconda legge di Boggio

Nelle infinite leggi della fisica che regolano il nostro universo, ce n’è una preposta agli equilibri familiari.

La legge in questione enuncia che, stante la presenza di figli in numero maggiore di uno, ogni creatura creerà preoccupazioni, problemi e fatiche al genitore alternandosi rigorosamente con gli altri fratelli e sorelle.

Questo nella teoria.

Nella pratica, succede che un figlio, specie se adolescente, decida di esercitare il suo scopo primario nella vita.

Lo scopo è chiaramente combinare disastri, sfinire l’adulto, manifestare opposizione, sfinire l’adulto, adottare condotte rischiose, sfinire l’adulto, costeggiare il labile confine tra legale e illegale.

E, non so se l’ho detto, sfinire l’adulto.

L’accortezza, in presenza di più figli simultaneamente adolescenti, è che questo accada un figlio alla volta.

Genitore, perdi il sonno per una situazione scolastica disastrosa? Pattugli il quartiere perché non è ancora tornato a casa? Ascolti per ore drammi sentimentali e amicali come se ti fregasse qualcosa dei tradimenti al parchetto?

Ecco, mentre ti struggi, ti interroghi, soppesi l’educazione che gli hai impartito negli anni, ti chiedi se quegli omogeneizzati che gli davi per fare prima non fossero imbottiti di sostanze psicotrope, gli altri figli se ne staranno buoni buoni, acquattati, in silenzio.

Carini e coccolosi, come i pinguini di Madagascar.

Quasi gentili, talvolta, impietositi davanti alle adulte fatiche.

Ma non appena la situazione col figlio degenere si sarà stabilizzata, eccoli. Pronti, col numerino in mano come al banco gastronomia dell’ Esselunga.

Ansiosi di riprendersi la dovuta attenzione.

È così, avanti, in un moto perpetuo che sembra non avere mai fine.

E cosi, mentre cala la dopamina nei loro cervelli adolescenti, sale prepotente il bisogno di Mojito in quelli, stremati, dei genitori.

Informazioni su BarbaraB.

Educatrice e mamma, preparatissima sulla teoria e un po' meno efficace nella pratica. Per tentativi ed errori vado avanti, con un carico di ironia come antidoto alle quotidiane fatiche educative.
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