
La giornata di ieri è stata funestata da un abbattimento totale, un intristimento profondo, un vittimismo imbarazzante.
In poche parole, la sindrome di Cenerentola.
L’autostima zoppicante, il sentirsi soli e incompresi, sottopagati e sfruttati, schiavi della casa,del mostruoso disordine generato dalle tre creature, dalle centinaia di accompagnamenti non più scolastici ma di glorioso tempo libero.
In sintesi, loro vanno a divertirsi, io li porto e li recupero.
Col miraggio delle ferie troppo lontane per essere un conforto, mi sono crogiolata nei panni fuligginosi della povera fanciulla.
Se non fosse che, con Cenerentola, abbiamo molto poco in comune: a lei i topini cuciono abiti da sera, io trovo sorci morti sull’uscio ogni mattina.
Lei ha una fatina che le rifà trucco e parrucco, io la mezzana che cura il mio make up seguendo distratta improbabili video su YouTube (l’ultima volta il trucco smokey eyes ricordava molto il protagonista di Kung fu Panda)
Il mio principe azzurro non gira in carrozza ma a piedi e altro che scarpette di cristallo, dovrei farmele fare con la suola in Vibram.
Stante le poche affinità, eccezion fatta per il gatto dispotico e malefico con cui entrambe conviviamo, ho deciso di cercare altri personaggi con cui identificarmi: per adesso se la giocano Charlie Brown e Willy il Coyote.