
Mi avevano avvisata qualche mese fa, e la notizia era arrivata accompagnata da un’ansia infingarda e strisciante che si è insinuata un po’ alla volta.
Ogni tanto bussava alla mia porta, senza che nessuno le aprisse.
Mi si diceva che avrei tenuto una docenza in un convegno, nel mese di ottobre.
La mattina del suddetto convegno la signora ansia ha deciso di buttare giù la porta a testate, letteralmente.
Per apparire al meglio appena alzata mi sono spalmata sul viso una maschera idratante-rivitalizzante-antirughe-dimostra vent’anni di meno, guadagnandomi una faccia a chiazze rosse.
Per nascondere il disastro ho buttato sul viso ere geologiche di fondotinta e correttore. Il risultato una via di mezzo tra Moira Orfei -col gatto grasso anziché l’elefante- e la bambola di Squid Game.
Nel frattempo la signora ansia si spostata dalla faccia alla pancia, regalandomi momenti di memorabile angoscia.
Ha poi deciso di accompagnarmi in macchina e si è seduta accanto a me per tutto il viaggio in treno.
Sì, perché nonostante il convegno fosse online ho dovuto mettere settanta chilometri tra il mio intervento e quello che poteva accadere tra le mura di casa.
Gatto col topo, corriere, venditore della folletto, testimoni di Geova, piccola che picchia il grande, mezzana che passa col turbante e le maschere di bellezza, varie ed eventuali.
A parte tremore e secchezza delle fauci, slide che scompaiono dalla mia vista, possiamo dire che è andata. Forse anche bene.
Ma quando l’argomento è l’affido familiare, non può che essere così.
Il bello è che l’ansia è una compagna che se ne va senza salutare. Fai il tuo intervento e neanche ti accorgi che è scomparsa
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Sì, una gran maleducata 😉
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