
E siamo giunti alla conclusione della rassegna letteraria “Miti e leggende delle Dolomiti, appena appena rivisitate” che ha appassionato tanti di voi.
Per finire in bellezza oggi vi narrerò di una figura mitologica che mi è particolarmente cara e con cui sento una certa affinità: la strega.
Siamo sull’altopiano dello Sciliar, considerato un tempo luogo d’incontro molto amato dalle streghe, che vi giungevano da ogni dove a cavallo di una scopa.
E queste streghe erano davvero paurose: più cattive di Tina Cipollari a uomini e donne, più diaboliche di Stephanie Forrester in Beautiful, peggio di me quando dobbiamo uscire la mattina e i figli sono sul divano col cellulare.
Insomma, il terrore.
I vecchi insegnavano ai giovani a non guardarle, perché mai si sarebbero ripresi.
Il contadino Hansel, che riteneva i vecchi tutti un po’ rimbambiti, come suo nonno che cercava la dentiera quando ce l’aveva in bocca, fece di testa sua.
Una sera d’estate la moglie di Hansel stava stendendo i panni, quando sentì arrivare un temporale.
Volse lo sguardo al cielo e scorse, tra le nubi, un’ombra minacciosa.
“ Hansel…” gridò la donna “corri, corri, vieni a vedere, molla quella PlayStation e muoviti”
L’uomo si precipitò alla finestra, maledicendo la moglie, perché era alla finale di FIFA e gli mancavano solo i rigori.“Santi numi, quella è la Strega del tempo! Ah maledetta, adesso ti sistemo io!”
È così imbracciò il fucile e sparò.
Un urlo straziante accompagnò l’eco degli spari: la strega era stata colpita e con un pesante tonfo cadde proprio ai loro piedi.
Hansel raccontò che la strega era così brutta, ma così brutta, che non resse allo spavento e stramazzò, bianco come un cencio, al suolo.
Il giovane non si riprese mai più dallo shock e si rinchiuse sempre più nel suo maso. La moglie lo lasciò e fece fortuna diventando una famosa influencer.
La storia ci insegna che il bodyshaming porta sempre brutte conseguenze.