
Non avendo ancora ricevuto comunicazioni di diffida ufficiale da Regione Trentino, andiamo avanti con la divulgazione di miti e leggende.
Oggi parliamo di animali, in particolare modo di un orso.
Ecco, dimenticate Winnie the Pooh, non pensate al fido compagno di Masha, lasciate stare i pucciosi peluche della Trudy. Niente Yogi che ruba i cestini da picnic o Baloo che aiuta il cucciolo di umano Mowgli.
Quest’orso è più simile a quello che in Revenant si rivolta Di Caprio come un calzino.
I pastori e gli abitanti del villaggio, impauriti e arrabbiati perché il plantigrado si divorava le greggi, si rivolsero al vescovo per chiedere di benedire la loro caccia: contavano di acciuffarlo e appendere la sua testa sul caminetto di una baita, tra le corna del cervo e la marmotta impagliata.
Ma il vescovo, vegano e animalista, fece un tentativo.
Sì addentrò nella foresta finché non si trovò al cospetto del feroce animale.
Questo si alzò su due zampe in tutta la sua altezza ed emesse un fortissimo ruglio.
Il vescovo si avvicinò e, lentamente, gli fece una carezza sul ventre.
In un attimo della bestia feroce non c’era più traccia, al suo posto un mansueto orsetto a pancia all’aria, come il mio gatto Matisse quando gli facciamo i grattini.
Il vescovo fece quindi ritorno in paese a cavallo dell’orso, e da allora visse in paese cibandosi di erbe e bacche, benvoluto da tutti (l’orso, e forse anche il vescovo)
Il posto vuoto sul caminetto rimase tale.
La morale non è come potrebbe sembrare, vegano stammi lontano, bensì che la tenerezza vince sempre.
Detto questo, sconsigliamo vivamente di avvicinarsi agli orsi.