
“Mami mami! Il tuo telefono fa un suono strano!”
“Prendilo che sto guidando, è in borsa”
“Ma che è? Non è una chiamata”
“Lo so io cos’è! Clicca lì!”
“Clicco dove?”
“Lì, sul pulsante più grosso, forza!”
“Pronto? Pronto?”
“Non quello piccola, l’altro! Presto!”
“Oh! Ha smesso di suonare. Vabbè, richiameranno”
Il mio cellulare è pieno di inutili applicazioni, dalle percentuali di apparizioni dell’autore boreale in Islanda al Geocaching, dalle ricette in vasocottura agli abiti usati che si barattano con quelli che mandi tu.
Qualche settimana fa ho scaricato Be my eyes, un’app che permette a un non vedente di chiedere aiuto, indicazioni sui colori e consigli a un vedente, in tempo reale.
Grazie alla piccola, forse qualcuno sta vagando senza sapere se è nel posto giusto o ha indossato pantaloni marroni a quadri con una maglietta verde a righe per un colloquio importante.
Chiunque lei sia, signore, ci perdoni.