Il tasso di natalità in Norvegia è elevato, i figli unici una rarità.
La pedagogia è spiccia quassù al freddo, i piccoli umani imparano presto l’autonomia. Da neonati aspettano fuori dai negozi intabarrati nei loro passeggini con gomme da neve, ammalandosi finché il dna norvegese non ha la meglio e allora sono pronti per affrontare i rigori degli inverni a un passo da circolo polare artico.
Proverò con la piccola, se sono ancora in tempo.
Il genio del genitore di queste parti -o il sadismo, ancora non ho ben chiaro- fa sì che i bambini anche piccolissimi non facciano il pisolino pomeridiano, pratica che garantisce libertà e pace dalle sette di sera, ora della nanna.
Crescendo, i piccoli norvegesi mantengono questo spirito di autonomia e integrazione con l’ambiente esterno, non sempre favorevole all’insediamento umano.
Ut på tur aldri sur, motto locale che significa più o meno “all’aperto non si è mai tristi”.
Quando qui si parla di passeggiata è un po’ come col mio fidanzato: sarà un massacro. Comincio a pensare che vanti origini norvegesi più che viterbesi.
In ultimo, una nota drammatica.
Qui per i bambini le ambulanze non fanno “Nino Nino” come nel resto del mondo ma “babu babu”.
E anche oggi, dalla vostra Måria Møntessori è tutto.