Deve aver combattuto con chissà chi per chissà cosa, ferendosi a una spalla.
Ora vaga per casa un po’ intontito e si nasconde tra gli asciugamani del bagno per trovare silenzio e comodità.
Il primogenito sta bene, o almeno credo. A “chi l’ha visto” ne parleranno durante la prossima puntata, mi hanno garantito. Devo controllare se è ancora sul mio stesso stato di famiglia.
La mezzana esce, entra, invita l’amica S a dormire, per quanto dormire sia davvero il verbo sbagliato considerato che le due, all’alba delle quattro del mattino, hanno ben pensato di preparare i pop corn al microonde.
La piccola gioca, gozzoviglia, fa consulenza per le amiche al pratone, l’altalena come studio.
Passa la notte da una vicina ma si sveglia al sorgere del sole perché qualcuno russa e pensa sia una buona idea telefonarmi per fare quattro chiacchiere.
Il fidanzato è in cammino, con una variegata compagnia che lo porterà tra una settimana a Pavia.
Di solito ci vado in macchina.
Io preparo le valigie, dimentico scadenze, controllo il frigo, mi struggo per il meteo avverso.
Dopo tanti mesi passati dentro, è il momento di spostarsi, insieme, fuori.