“Buongiorno a lei”
“Chiamo per ordinare dei panini kebab. Allora, uno senza cipolla…”
“Ma veramente…”
“No guardi, se trova la cipolla non le dico le scene. Quindi uno senza cipolla. Poi uno con tutto, anzi abbondi pure, più mette meglio è. Dopodiché uno con tutto ma senza la salsa piccante però mi raccomando si ricordi perché l’ultima volta l’ha messa anche se avevo detto di no e mi stava prendendo fuoco la figlia. Uno senza pomodoro gliel’ho detto? Sì, lo so che siamo un po’ particolari, ma che ci dobbiamo fare.
Ah, giusto, faccia anche due porzioni di patatine…ma anche tre che la quarantena bisognerà pur rallegrarla in qualche modo, eh?
Il mio indirizzo ce l’ha, son sempre quella dell’altra volta.
Diciannove e trenta va bene?”
“Signora, io glielo preparerei anche volentieri questo kebabbo ma non son mica buono a cucinare e mi sa che lei ha sbagliato numero”
“Ma come, lei non è il kebabbaro?”
“No. Però mi ha fatto piacere chiacchierare con lei. Non è che ci sia tutta questa gente con cui parlare. Ma almeno è buono questo kebabbo?”
In tempo di quarantena e distanza sociale non si butta via niente.
Anche una conversazione telefonica con una mamma un po’ esaurita.