Che detto così sarebbe pure normale, non rende l’idea della processione perenne davanti al frigorifero o le incursioni nel cassetto nascosto delle merendine.
Basta che non si muova e viene consumato, in piedi in cucina, seduti sul divano, bighellonando senza meta per casa.
Prendetemi pure in giro, voi che mi incontrate al Tigros col carrello straripante: io non ho paura del virus, ma della fame dei miei figli.
Parlano.
Che per carità, bello il dialogo, l’apertura all’altro, il canale comunicativo tanto prezioso nel tempestoso periodo dell’adolescenza. Però basta, eh.
Ci deve essere un limite al numero di “mamma!” che puoi dire al giorno, uno stop alle millemila canzoni appena uscite del rapper fighissimo che devo assolutamente ascoltare, un taglio netto ai pettegolezzi da bar della piccola e le sue amiche sulle torbide avventure pomeridiane al pratone.
Anelo al silenzio come Fontana la mascherina.
Si divertono.
Bello. Bellissimo che in tempi tanto pesanti loro riescano a essere così lievi, non fosse che il loro divertimento passo spesso dalla presa in giro della loro esausta madre.
Ti addormenti sul divano in un attimo di narcolessia, con tanto di rivolo di saliva sul cuscino? Al tuo risveglio ti troverai in un video di TikTok o in una serie di selfie con le figlie dietro di te che si sganasciano dalle risate.
Insomma, niente panico un corno.
Riaprite le scuole, ché qui c’è gente che soffre.