Muove le labbra rapido e sussurra qualcosa, che solo a un passo dall’arrivo capisco essere poesie.
La camminata veloce verso il lavoro, mentre le vetrine rimandano il mio riflesso e io come tutte guardo quello, mica i vestiti sui manichini, valutando a spanne l’immagine che ne ricevo.
Coscia per altezza diviso due, come mi stanno questi pantaloni forse erano meglio gli altri, e intanto dietro di me sfilano due altissime e incantevoli modelle della Milano Fashion week.
Un trolley per una, tanta bellezza da bastare per tutti.
Ma l’avvenenza da sola non basta, si sa, allora ti consoli con le altre tue abilità e talenti, finché non ti arriva un messaggio della piccola, a casa da scuola per influenza.
Ci tiene a informarti che la libreria dell’ikea montata con tanto amore è crollata su se stessa con gran fragore, ché forse non si dovevano avanzare due viti, ma chissà.
Un viaggio di ritorno su un treno affollato, accanto a un gruppo di ragazzine con gli zaini e i capelli di tutti i colori che si lamentano di genitori, insegnanti, poliziotti, medici, cassieri, meccanici, controllori, di adulti in genere incapaci di comprenderli nei loro bisogni finché proprio il controllore non le fa scendere perché senza biglietto, è la più bionda di tutte esclama “visto? Nessuno ci capisce”
Un salto veloce dal medico di base per alcune ricette, una esile e anziana signora accomodata a due seggiole di distanza, che mi descrive nei dettagli il suo problema di emorroidi scambiandomi forse per la badante.
Quasi quasi mi metto il pigiama e vado a letto.