La piccola gira col cellulare in mano nel tentativo di produrre foto artistiche, delle quali nessuno capisce il soggetto.
Una volta il particolare di una mano stretta a pugno che sembra il promo di youporn.
Altre volte, come oggi, spruzzi artistici sullo specchio del mio bagno con quello che trova, col risultato che stamattina il mio spazzolino da denti era ricoperto da uno strato di viakal.
Con la sua amica il pomeriggio fa la black mask della sorella che si infuria, prova a cucinare vietatissimi pancake e chiacchiera fitta fitta in camera, zittendosi all’improvviso mentre abbasso la maniglia della porta.
Ruba i miei trucchi e li spalma sulla faccia con fare maldestro, negando di averli presi col rossetto sui denti.
Ruba i miei vestiti che poi trovo accartocciati nel suo armadio, dice che non sa come ci siano finiti.
La mattina è l’ultima ad alzarsi, con umore cupo e sguardo fosco. Il primo sorriso arriva alle sette e trentacinque, quando deve chiedermi un passaggio per andare a scuola.
Qui si vive nell’adolescenzacene, l’era geologica in cui ci si augura l’estinzione.