“Ciao piccola, che fai di bello?”
“Mi provo dei vestiti. Un po’ miei, un po’ tuoi, un po’ di mia sorella, un po’ di mio fratello”
“Ah. Capisco. Posso darti un consiglio?”
“Preferirei di no”
“Bene. Perché la maglietta la infili nei pantaloni? Guarda come starebbe meglio così, un po’ morbida fuori”
“Ma scusa, stai cercando di nascondermi la pancia?”
“Ma no amore. Dico solo che tutti noi abbiamo vestiti che ci valorizzano e altri meno, punti di forza da accentuare e qualche punto debole da mimetizzare”
“Quindi io devo mimetizzare la pancia?”
“Quello che intendo è che…”
“Mamma, ma se io volessi trasformare un punto debole in un punto di forza? Se io mi piacessi così?”
Lei ha undici anni, brufoletti sparsi sulla fronte, un giro vita non proprio extra small ereditato dalla mamma, una tempesta ormonale in atto che in questa fase della vita non aiuta.
Ha anche due gambe toniche e lunghissime, invidia mia e della sorella, folti capelli lucidi, un profilo armonioso e un sorriso che metterebbe di buon umore anche il Grinch.
Ma soprattutto, mi è maestra di vita.