Caro Facebook,
Vengo oggi a te con una pacata recriminazione.
Io lo so che tu ci ascolti, tracci i nostri spostamenti e basta che io pensi “toh guarda, è un po’ che non chiamo V” che tu subito me lo proponi tra “persone che potresti conoscere”.
So che non me la devo prendere perché è il prezzo da pagare per vivere nel mondo social e, in generale, non me ne frega un granché. Spiare la mia vita deve essere abbastanza noioso, ne convengo.
Tuttavia c’è un limite, e quel limite l’abbiamo ahimè superato.
È possibile mai che io mi trovi solo sponsorizzazioni di mutande da uomo col lupo che ammicca dal pisello, rotoli di carta igienica perlata, ragni giganti da attaccare sui muri di casa, un anti stress dove per smorzare l’ansia si schiacciano finti brufoli, tutine in lattice con aperture in zone che sarebbe meglio restassero riservate.
Non pretendo che tu mi proponga l’opera omnia di Tolstòj, il pensiero di Bauman, l’arte del Caravaggio.
È vero che le mie ricerche spaziano da “come staccare le dita incollate con l’attak”, se una parola si scrive con o senza la i, ché io alla grammatica ci tengo e ho sempre paura di sbagliare, fino ad arrivare a chiedere in che regione sta Teulada.
Però ti prego, un po’ di rispetto per la mia intelligenza.
Mi merito di più della mascherina sado maso per gatti.
Grazie.
Barbara