La piccola ha realizzato il suo desiderio più grande, da che è finita la scuola elementare.
In barba alle più moderne teorie pedagogiche e al più antico buonsenso, è stata dotata di telefono cellulare con sim funzionante.
A casa nostra vige la legge del primo fratello, cioè ogni figlio deve fare le cose -buchi alle orecchie, colore ai capelli, uscite serali- con le stesse tempistiche del precedente. Questo precetto è figlio della loro libera interpretazione, non certo della mia.
I fratelli maggiori hanno ricevuto il telefono in prima media e lei, dall’otto giugno -ultimo giorno di quinta elementare- aspettava il suo legittimo turno.
Avrei voluto procrastinare ancora un po’, ma non ci si può opporre al destino, fermare un uragano o non seguire il dogma del fratello maggiore.
In questi primissimi giorni la piccola ha scaricato un numero imprecisato di applicazioni inutili, perseguitato famiglia, amici e parenti con molesti whatsapp nonché scattato un trilione di foto a mamma, gatti, stanze, fratelli, vicini di casa e ignari passanti.
Sullo sfondo la sua foto, con la frase “io, di me farò una rivoluzione”.
Forse non prenderò il premio pedagogista dell’anno, ma una denuncia per stalking stiamo sereni che non ce la toglie nessuno.