Io non so come esca la statua dal marmo.
Non sono una scultrice, ho fatto fatica pure a mettere i chiodi nel muro per la bacheca della piccola, infatti cade sempre.
Però so osservare, se sto attenta.
E da quel blocco prezioso di marmo della tua infanzia sto osservando, un po’ preoccupata e un po’ trepidante, la creatura che sta venendo fuori.
Le scalpellate della vita, mezzana mia, non sempre sono carezze ma anche quelle aiutano a definire le linee che saranno.
Oggi compi quattordici anni che mi sembra un numero bellissimo, proprio come te. Hai smesso di crescere in altezza e ci si augura che il tuo piede non riservi grosse sorprese, con quello che costano le scarpe che ti piacciono.
Si sta definendo la donna che sarai, e come ogni donna su questo pianeta a volte non ti piace quello che vedi nello specchio, vorresti essere diversa, con qualcosa in più o qualcos’altro in meno.
Si comincia a intuire un talento specifico, un’attitudine particolare, un’attenzione speciale agli altri e al mondo che ti circonda.
Tu che un po’ come me sai osservare, quando stai attenta. Che ancora ti perdi nell’iperuranio e a volte bisogna tirare forte per farti tornare tra noi.
Che hai cominciato una scuola nuova con più impegno di quanto me ne sarei aspettata e non sai quanto io sia felice ricredermi.
Tu che non vai mai a letto arrabbiata e ancora ti fai massaggiare dalla mamma la schiena di sera, sul divano.
Tu che hai sempre fame, svaligi il frigorifero e conosci i miei nascondigli, che comprendi guardandoci se stiamo bene o siamo tristi.
Tu che mi costringi a ripetere le cose cento volte e poi non le fai, ma per cento volte dici quanto mi vuoi bene.
È un talento un po’ paraculo, ma pur sempre un talento.
Buon compleanno, amore mio grande.
Vederti crescere non smette di emozionarmi.