La piccola ha indossato le oscene scarpe nuove comprate per l’occasione, ché per fare grandi salti servono calzature comode pur se orrende.
Baldanzosa e molesta, ha aspettato fuori dai cancelli della scuola media rifiutando foto, video o selfie ricordo che io ho comunque ottenuto con l’inganno.
La mezzana durante il tragitto in macchina verso un liceo non proprio vicino a casa e dove non conosce nessuno ha espresso il suo timore e dichiarato tutto il suo mal di pancia.
Da brava madre e pedagogista sono subito partita col pippotto educativo sul cambiamento, le possibilità e la crescita finché non mi ha interrotto dicendo “mamma, sono in pensiero per l’intervallo. Con chi parlerò?”
Il primogenito ha cercato lo zaino alle sette del mattino, si è infilato la felpa migliore ed salito mesto sul pullman, cappuccio sulla testa e cuffiette nelle orecchie. Da un momentaneo accesso whatsapp a metà giornata ho appreso che la scuola non è cambiata, fa schifo esattamente come a giugno.
Ci sono ottimi presupposti per una grande annata.
A casa di qualcun altro, però.