Corro molto, in questi giorni.
Tre città diverse in tre giorni, i treni e le autostrade, gli autogrill e la metropolitana.
Le strade, ché se si può vado a piedi, dove non conosco.
Il nuovo lavoro, che mi fa sentire al posto giusto, come quando ti metti un vestito che non ti andava più e invece tiri su la cerniera e non si impiglia nel fianco e magari riesci anche a sederti.
Ho lasciato andare un po’ di fatica, quest’estate, qualche chilo che mi fa anche l’anima più lieve, ho ascoltato molto e camminato anche di più.
Mentre adesso fuori corro cerco una qualche forma di lentezza dentro, anche se per stare bene ho sempre bisogno delle mie liste di cose da fare e una teglia di lasagne nel congelatore per ogni evenienza.
Preparo libri e quaderni per i nuovi grandi inizi, che portano dubbi, smuovono paure e insicurezze.
Del resto il cambiamento è più facile da dire che da maneggiare.
Io ne sono grande teorica e impacciata praticante.
Accompagno la mezzana al primo torneo della stagione, un sabato mattina troppo presto -che Dio benedica gli organizzatori- e ascoltiamo Gianna Gianna Gianna che aveva un coccodrillo e un dottore, evviva la vita.
Con la piccola si gira per sagre, da qui a sabato saranno solo panini con la salamella, patatine e la temuta pesca di beneficenza.
Settembre, che bella fatica.