La piccola sistema i libri nello scaffale della sua stanza, lo fa con ordine e metodo, attenta che non se ne pieghi neanche un angolo.
Consulta le liste per vedere se manca qualcosa, se il righello è lungo abbastanza, i margini nei quaderni sono come dovrebbero, le righe misurano la giusta distanza.
Spolvera lo zaino che fu della sorella, felice che sia toccato a lei.
Mi commuove.
La mezzana sistema i libri del liceo nella sua libreria, mentre chatta col gruppo whatsapp di prima A, la sua futura classe.
Questi giovani studenti, che ancora non si conoscono, hanno già cominciato a lamentarsi della pesantezza dei programmi, la lunghezza dei libri e del l’insostenibile leggerezza dell’essere.
Lo sguardo della fanciulla prende vita solo quando chiede di acquistare gomme, penne, evidenziatori, quaderni e l’intera cartoleria del paese.
Mi preoccupa.
Il primogenito non ha ancora tirato fuori i libri dal baule della mia macchina, nel vano tentativo di farli sciogliere col caldo.
Quando non è coi suoi amici fissa il vuoto con aria spiritata e ripete a bassa voce, come un mantra o una maledizione, “sta per ricominciare, sta per ricominciare, sta per ricominciare”
Assapora ogni istante di vacanze e libertà come fosse l’ultimo, cosa tra l’altro non lontana dal vero.
È altalenante, molesto, adolescente.
Mi stanca.
Qualcosa mi dice che sarà un lungo anno scolastico.