“Sì, ti chiamo per dirti che la Giulia sabato viene a vivere con me, allora dobbiamo rivedere le tue ore a casa mia.
Direi che possiamo portare il tuo monte ore a otto la settimana, mi sembra il minimo per mantenere un decoro.
Comunque se non bastano le ore ci capiamo: se non riesci a fare tutto possiamo fare anche noi qualcosa, tipo le lavatrici, ma le fa la Giuly che è donna, chiaro, anche la pulizia dei balconi può farla lei, tu vai di fino coi vetri e taaac!
I nostri ottanta metri quadri brillano che è un piacere, io son contento, la Giuly è contenta e te sei contenta, giusto?
Ti annuncio già che la Giuly è più rompi di me, vuole pulizie anche sui lampadari e sotto il letto, mica come me che potevi farli anche una volta all’anno e io muto.
Ma d’altronde lei è donna, no? Mica per niente si dice “donna” e non uomo delle pulizie, giusto?”
Il treno è il Milano Varese, tardo pomeriggio.
Lui è un giovane uomo calvo con una folta barba, quasi che il karma lo volesse punire per le parole che escono dalla sua bocca.
E forse è meglio che ci pensi il karma, anziché le numerose donne sedute in questo scompartimento.