Dalla finestra entra il sole, anche se è mattino presto.
Saremo pure sperduti nell’oceano Atlantico, ma le buone abitudini vengono nel trolley con noi e così dopo colazione si parte a piedi, per un anello di otto chilometri tra il bosco e la costa.
La meraviglia attraversa una vegetazione ipertrofica che sembra tropicale, mucche che pascolano e spiagge di sabbia nera.
Di ritorno ci si ferma in una piscina naturale, dove l’oceano è racchiuso tra la pietra lavica. L’acqua è tanto gelida quanto rinvigorente.
C’è gente ma non c’è caos, poco lontano un ristorante dove il polpo è buonissimo e sei proprio di fronte agli scogli.
L’isola non è grande e nel giro di poco la attraversi, fino a scoprire la rota do vinho, una coltivazione di vite patrimonio nazionale dell’unesco.
Camminiamo su una scogliera di lava, nera con pennellate di verde. La natura fa ciò che vuole, qui.
Arriviamo fino a una chiesetta, dove c’è gente. Ci avviciniamo per scoprire che è la festa del Cabrero, e stanno ultimando i preparativi.
Una signora stira le tovaglie sull’altare, ma non credo che il Signore ne avrà a male.
Ancora un giorno, qui sotto il vulcano.