Dopo un volo breve ma intenso degno della Albatross Airlines di Bianca e Bernie, nella mattinata siamo atterrati sulla selvaggia isola di Pico.
Lussureggiante, verdissima, con viali contornati di ortensie e poche case. Una montagna, il monte Pico appunto, che persone indomite vengono a scalare per ammirare la vista che, da lassù, dicono sia bellissima. Io temo non la vedrò finché non metteranno una funivia per arrivarci.
Il fidanzato organizzato si è subito adoperato per realizzare uno dei miei desideri e uscire in mare alla ricerca di balene, complice il mio attuale libro in lettura, Moby Dick.
Incuranti della pioggerella, del mare mosso e dell’incerta imbarcazione siamo saliti fiduciosi (io) e rassegnato (lui) sul gommone rosso che ci aspettava.
Armati di una giacca che di impermeabile aveva poco e di tanto entusiasmo, abbiamo affrontato le onde ricevendo in cambio secchiate d’acqua tali da inzupparci completamente, dai calzini alle mutande. Nessuna balena ci ha ricompensato per tanto coraggio, solo un branco di delfini beffardi.
Di ritorno al bed and breakfast abbiamo cercato di asciugare le scarpe tenendole fuori dal finestrino dell’auto con scarsi risultati, tanto che il fidanzato è poi uscito a cena con un elegante paio di ciabatte, uniche calzature rimaste.
Se non è amore questo, io non lo so cos’è.