C’è la signora che viene per uscire un po’ di casa e starsene per i fatti suoi. Non sopporta il marito, un gran brontolone, mi dice avvicinandosi e con voce bassa, come fosse un gran segreto.
Ha i capelli bianchi con striature azzurrine e una catenella per gli occhiali fatta di conchiglie.
C’è la giovane mamma single, diventata nell’arco di cinque minuti la mia nuovo eroina, che arriva col trolley perché domani parte per le vacanze. “Così non devo nemmeno stirare ed è fatta, valigia pronta. Faccio così anche il rientro”
C’è una donna africana, col vestito tipico e un bimbo minuscolo legato alla schiena con una fascia, una specie di pancione al contrario, che dorme beato, forse cullato da questo rumore ipnotico.
C’è la signora che saluta tutti, una frequentatrice abituale, che nota il mio smarrimento e mi consiglia quale macchina usare, quale evitare.
Ci sono io, la prima domenica di agosto alla lavanderia a gettoni, dopo che il karma ha deciso di far coincidere la morte della lavasciuga con il rientro del primogenito dal campeggio, con borsoni e zaino al lieve sentore di animale putrefatto.
In questo gineceo al profumo di detersivo scopro mondi inaspettati e un’umanità sempre sorprendente.