Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
Non paga del fine settimana passato a girovagare per il Trentino alla ricerca della piccola, che come ricompensa non mi aveva degnato di uno sguardo, ho deciso con audacia di replicare con la mezzana.
Questa volta però con una nuovissima formula all inclusive: niente albergo, arrivederci baita, salutoni chalet.
Il Don, nella sua infinita benevolenza, ha aperto le porte del campeggio e le cerniere delle tende anche ai genitori.
Va detto che a me, creatura schizzinosa, un po’ lagna e fifona, il campeggio fa sentire come fossi Mowgli abbandonato nella giungla e allevato da una pantera e un orso.
Ma l’amore materno, si sa, fa sollevare le auto per liberare il pargolo rimasto sotto, quindi figuriamoci passare una notte in tenda.
Armata di un sacco a pelo di quarta mano e una tuta sbrindellata, ho affrontato i rigori della notte trentina, cenato con polenta e cervo, pranzato con una meravigliosa grigliata, giocato a uno stravagante gioco dell’oca nella versione genitori contro figli.
E, contro ogni previsione, mi sono divertita, forse per la mia compagna di tenda, forse per le coccole della mezzana, forse per l’assenza di wi fi, forse per quelle montagne così alte intorno capaci di farti sentire tanto piccola, ma felice di esserlo.
La settimana prossima anche il primogenito partirà per il suo turno di campeggio.
Gli ho detto che gli voglio bene, ma che ci vediamo a casa.