Siamo partite di buon ora, quasi come andassimo in vacanza, approfittando dell’assenza dei fratelli maggiori, con la musica da festilvabar a fare da colonna sonora.
Ci siamo perse e ritrovate, ma arrivate comunque puntuali per consumare in ritardo il regalo di compleanno.
Con una tuta che la snelliva ma nella quale non respirava, dietro a un paio di occhialini e sotto un casco, la piccola si è buttata fiduciosa fra le braccia del suo istruttore per provare l’esperienza del volo. Due minuti che son sembrati di più, volteggiando sospesa senza peso né gravità.
E siccome volare mette tanta allegria ma anche un notevole appetito, finite le foto di rito ci siamo dirette verso la seconda tappa del nostro “solo noi day”
Abbiamo aspettato in una sala piena di un’umanità varia e variopinta, sedute sulle seggioline di metallo imbullonate al pavimento, insieme a tanti bambini, genitori, nonni.
All’ora concordata è arrivato lui, in abito elegante e cravatta, mandato per accompagnarci al locale. Nel tragitto a piedi ci ha mostrato la parte femminile e quella maschile, gli spazi comuni e gli alloggi.
Nessuna stella ma sbarre, intorno, perché il ristorante si trova all’interno del carcere di Bollate, e la sala d’aspetto altro non era che il luogo dove i familiari dei detenuti aspettano per un colloquio coi loro parenti.
All’interno una sorpresa, un locale elegante e luminoso, alle pareti appesi, con grande ironia, i cartelloni di film come Fuga da Alcatraz, Le ali della libertà, Il miglio verde.
Tutti i dipendenti sono detenuti, regolarmente assunti, che vivono il tempo del carcere come propedeutico all’uscita, imparando un mestiere che li aiuterà quando sarà ora di rientrare a pieno titolo nel tessuto sociale.
La piccola ha dato dieci alla cucina e alla location, come fosse in un programma televisivo.
Io sono stata benissimo e conto di tornarci col resto della famiglia.
Andateci anche voi, è un’esperienza che merita.