Si esce dopo cena, quando c’è ancora luce ma non fa più così caldo.
Lei mette a letto i bambini, che per sua fortuna ancora si addormentano presto e sono lontani dall’inversione a u dell’adolescenza, andare a dormire tardi e svegliarsi ancora più tardi.
Io lascio che i miei si disperdano, chi a giocare al pratone, chi a ciondolare con le amiche per un gelato, chi in sella alla sua bici verso una grigliata, un party in piscina, una partita al campetto.
E così, un po’ come dopo aver timbrato il cartellino dell’uscita in fabbrica, ci avviamo a passo veloce verso la pista ciclabile o il centro del paese.
Non temiamo nemmeno i boschi, ché la nostra tenuta da gattare ci mette al riparo da qualsivoglia malintenzionato.
Camminiamo e parliamo, parliamo e camminiamo, provando ad allungare il percorso ogni sera, fino a dove il nostro fiato ci consente.
Lei è la vicina-amica, che cammina accanto a me ogni sera.
Sulle cosce non si sono ancora visti risultati apprezzabili, sull’anima sì.