Siamo partite con buone intenzioni e l’euforia di essere sole, ché senza il grande e la piccola la mezzana prende aria e sta un po’ meno stretta.
Per spezzare il viaggio e vedere qualcosa di bello abbiamo fatto tappa a Sirmione, dove la me stessa tredicenne si era innamorata delle grotte di Catullo.
La mezzana non è stata presa dallo stesso mio struggimento, e quando le ho recitato l’unica poesia in latino a memoria che io ricordi, mi ha consigliato di stare un po’ all’ombra che tutto quel caldo non mi faceva bene.
Non che avesse tutti i torti, perché la sensazione camminando era quella di stare seduti in una macchina chiusa lasciata al sole un pomeriggio d’agosto nel parcheggio di un supermercato.
Salendo salendo, un tornante dopo l’altro, ci siamo poi avvicinate al campeggio della piccola, spiando tra i cespugli come maniaci sessuali.
Abbiamo dormito in un albergo di montagna con la moquette sul pavimento e il profumo di polenta e spezzatino per i corridoi.
Il giorno dopo abbiamo trovato lei, la nostra piccola, entusiasta di rivederci quanto io di aprire ai testimoni di Geova la domenica mattina mentre mi sto lavando i capelli.
Al momento di andare ci ha dato una pacca sulla spalla dicendo “ci si vede presto, vado dalle mie amiche”
L’anno prossimo la videochiamo su whatsapp.