“Mami non ci voglio andare. Punto e basta. Non è che puoi decidere tutto sai? La vita è la mia anche a undici anni. Quest’anno no. Non c’è nessun motivo, è inutile che indaghi come al solito. Ho detto che non ci vado, sarà per l’anno prossimo o forse mai, non lo so. Forse mi mancheresti troppo. Ma sono sicura che questa volta al campeggio io non ci vado, ecco. Non puoi costringermi”
“Mamma! Evviva che bello tra un mese si parte non vedo l’ora. Io mi diverto come una pazza in campeggio.
Ci sono le mie amiche, i miei amici, in tenda parliamo fino a tardi la sera, le cuoche cucinano benissimo e il panino con la salamella mangiato al bivacco dopo la camminata è qualcosa di celestiale, non puoi capire. Poi sto senza di voi per dieci giorni che, scusa se te lo dico, è proprio una vacanza perché qui si sta un po’ stretti, senza offesa eh.
Andiamo a fare le ultime spese e poi zaino in spalla!”
La piccola, riottosa e ostile, ha proclamato per settimane la sua ferma volontà di non partire per il campeggio. Inamovibile come la montagna, ché neanche Maometto sarebbe riuscito ad arrivarci.
La mezzana ha fatto il conto alla rovescia, comprato calzoncini e provato scarponi, declamato la sua gioia di partire, la voglia di autonomia, il distacco glorioso dalla famiglia.
Questa mattina, con uno zaino fucsia più pesante di lei e un enorme sorriso sulla faccia la piccola è salita sul pullman a due piani che l’ha portata in montagna con le sue amiche.
La mezzana ha deciso, per motivi misteriosi, che non partirà, per la prima volta dopo cinque anni di onorato campeggio.
La volubilità, questa (s)conosciuta