Seguo con apprensione e sgomento le notizie sugli operatori indagati e arrestati a Reggio Emilia, nell’agghiacciante indagine che vede coinvolti bambini e famiglie.
È superfluo ma necessario sottolineare come, se tutto questo sarà dimostrato essere vero, chi ne è responsabile debba pagare.
Approfittare di una fragilità, lucrare sul dolore, strumentalizzare bambini: è evidente che sia inaccettabile, un orrore.
Io sono un’educatrice.
La mia vita professionale è stata -e lo è tuttora- dedicata a bambini, bambine e famiglie in difficoltà. Ho maneggiato il buio, la solitudine, la fragilità più estrema, gli abbandoni più dolorosi. Ho trovato forza, resilienza, coraggio, infinita bellezza.
Ho lavorato per anni nell’affido, conosciuto storie complicate e sofferenti. Ho visto bambini e ragazzi allontanati dalle loro famiglie e affidati ad altre. Alcuni di loro sono tornati a casa, altri non ancora, per altri forse non ci saranno le condizioni.
Ogni scelta, ogni decisione, ogni pensiero dell’operatore però è guidato da un unico obiettivo: il supremo interesse del minore.
La storia di Reggio Emilia rappresenta l’orrore ma non è rappresentativa di una realtà fatta di persone preparate e competenti che svolgono il lavoro sociale con passione, preparazione e impegno.
Che spesso si portano a casa più pensieri e preoccupazioni che stipendi adeguati.
Che, come me e tanti collegi e amici con cui ho la fortuna di lavorare, continuano a credere nel cambiamento, nella possibilità, nel farsi prossimo.
Giorno dopo giorno.