Come a Rio

La mezzana sta in casa, da sola per il breve periodo degli accompagnamenti dei fratelli, chiusa a chiave a doppia mandata. Sulle orecchie le enormi cuffie rubate al primogenito con la musica a tutto volume. Sua madre si fa sanguinare le nocche a furia di bussare alla porta nella vana impresa di riuscire a entrare.

La piccola millanta imprese da imprenditrice perché smercia merende durante l’intervallo a scuola. Il business è semplice ma geniale. Lei estrae dalla cartella una merenda molto ambita e la cede, divisa in parti, in cambio si schifezze d’ogni genere e sorta.

Il primogenito accetta inviti per vedere partite, mangiare fuori, andare alla festa di una scuola che non è nemmeno la sua. Ormai anche il gatto ha compreso il significato dell’originalissima “questa casa non è un albergo” (la risposta una volta è stata ‘beh certo, sarebbe più pulita’)

In mezzo a questo, io riprendo la macchina nel parcheggio del supermercato, sbuffo nel togliere dei volantini dal parabrezza -ma quando ce li hanno messi- mi infurio quando scopro una gigantesca ammaccatura sul paraurti, mi accorgo che la macchina non si apre perché non è la mia.

A chi importa del venerdì diciassette, quando la quotidianità è tutto questo carnevale di Rio.

Informazioni su BarbaraB.

Educatrice e mamma, preparatissima sulla teoria e un po' meno efficace nella pratica. Per tentativi ed errori vado avanti, con un carico di ironia come antidoto alle quotidiane fatiche educative.
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