C’era già stata due volte, una ancora in passeggino. Era più piccola pur essendo la piccola, non conservava ricordo alcuno se non quello di un museo fatto su misura per bambini.
È partita con un tempo da lupi, come il suo appetito, promettendo di mangiare solo carbonara in onore alle tradizioni delle città.
Non si hanno notizie ufficiali da due giorni, se non foto e video sull’immancabile gruppo quinta A. La mezzana mi aiuta a decifrare le espressioni nelle rare immagini della sorella “qui si sta divertendo”, “qui no”, “qui è stravolta guarda i capelli”
Io non lo so, ma penso che la piccola, laggiù a Roma con la pettorina blu della scuola elementare Battisti, stia benissimo.
Armata solo della sua curiosità e dell’immancabile macchina fotografica, sta toccando con mano la storia che ha studiato in questi mesi.
Invidiata dai fratelli maggiori che mai hanno vissuto con la scuola esperienze simili, si gode tre giorni con i suoi compagni, viaggi su treni veloci e passeggiate per le vie del centro.
Con un livello di euforia ed energia che illuminerebbe a giorno una piccola città, scopre la capitale e il suo monumento preferito, il Colosseo.
Alla partenza, quando la mamma per l’emozione ha perso le chiavi della macchina, ha promesso di raccontare tutto e so che lo farà, prendendo fiato e senza punteggiatura, ché le virgole sono un intralcio quando l’urgenza è raccontare.
Non vedo l’ora di ascoltare.