La festa della mamma è una giornata tradizionalmente pregna di grandi soddisfazioni.
La mia è cominciata con un laconico messaggio del primogenito su whatsapp “auguri, Blo”. Quando gli ho fatto notare che avrebbe potuto sforzarsi un po’ di più, oltre a due parole, una virgola e premere invio ha risposto “è nelle cose semplici che si nascondono grandi verità”
Il premio paraculaggine non glielo toglie nessuno quest’anno, e nemmeno quattro mazzate.
La piccola si è presentata con un bel cartoncino rosso pieno di cuori, dietro al quale si celava, vergato di suo pugno, un testo dal titolo “la mia mamma”.
Quando un bambino di quinta elementare incontra il testo descrittivo, lo dico per esperienza, il genitore deve tremare.
Le prime cinque righe mi descrivono bassa, tozza e rugosa, praticamente il Maestro Oogway di kung fu panda, la tartaruga centenaria.
Con le forbici della sua sincerità la piccola ha fatto a brandelli quel che restava della mia autostima, già provata dalle descrizioni impietose dei suoi fratelli negli anni precedenti.
C’è da dire che con il resto, più uno spettacolare “sorride sempre, e quando lo fa sembra sorridere tutto il mondo” ha riguadagnato la sua posizione nell’asse ereditario.
La mezzana è stata la prima, con tanti bacetti e cuoricini via messaggio, per poi precisare che le feste commerciali vanno boicottate e mamma, ti facevo superiore a certe cose.
Me ne ricorderò, alla prossima festività.