È scesa dal pullman con un grande chignon sulla testa, qualche ciuffo disordinato sugli occhi, il borsone a tracolla.
La voce rauca per il tanto incitare in campo e cantare in viaggio, il sorriso di sempre, forse un po’ più luminoso.
Gli abbracci alle compagne di squadra, quelli che solo le femmine amiche sanno darsi, che sembrano non lasciarsi mai e sprofondano una nell’altra, così diverse dalle pacche sulle spalle dei maschi.
È salita in macchina è ha detto “è stato bellissimo”, ripetendolo più e più volte durante il racconto di questi giorni lontana da casa, ma forse non c’è altra espressione, se davvero è stato tutto bellissimo.
Camminare sul mare e raccontarsi, sdraiarsi in silenzio e prendere il sole, poco perché hai la pelle chiara e ti bruci, perdersi con la tua amica per le stradine e correre indietro prima che l’allenatrice se ne accorga.
Mangiare le gocciole che ti sei portata da casa, la notte, in camera, mentre sei al telefono con quel ragazzino tanto carino che viene da Firenze, e come te partecipa al torneo, che ti trova simpatica e guarda un po’, anche tu lo trovi simpatico.
Vincere la finale e salutare tutti, promettere di rivedersi, guarda caso proprio a Firenze.
La mezzana è scesa dal pullman e c’era un tramonto viola, mi veniva anche un po’ da piangere.
Perché a tredici anni e mezzo puoi essere ciò che vuoi: anche immensamente felice.
Buona Pasqua, a tutti