Sono tante le cose che non capisco.
Per esempio, non capisco perché la gente tolga le spunte blu e l’ultimo accesso da whatsapp, come se il mondo fosse popolato da spie che indagano le tue abitudini social.
Non capisco quelli che nei gruppi scrivono grazie a ogni comunicazione, che va bene, ce l’hanno insegnato da piccoli, ma dall’essere gentili a stalker il passo è veramente troppo breve.
Non capisco chi sotto un articolo che racconta di qualche personaggio scriva nei commenti “e questo chi c…o è”
Sono ben cinque parole da digitare, ne basterebbero due su google per scoprire di chi si stia parlando, anche se a quel punto non si potrebbe più fare i superiori perché non si conosce un cantante/scrittore/atleta.
Non capisco chi legge, apprezza e poi ti dice che non mette like perché è contrario.
Non capisco chi ti scrive per chiederti una copia del tuo libro in omaggio, come se per te Amazon fosse una onlus con scopi benefici.
Non capisco quelli che ciclicamente sono convinti che whatsapp diventerà a pagamento, che l’Ikea e la Decathlon offriranno buoni da cinquecento euro a chiunque condividerà questo messaggio, mi spaventano quelli che avvisano della presenza on line di tizio e caio, loschi web individui pronti a rubarti l’account per farci poi chissà cosa.
Non capisco chi scrive messaggi minacciosi tanto sibillini da non essere capiti nemmeno dai reali destinatari, allora tanto vale un bel whatsapp con “devi morire male”, privato ma inequivocabile.
Non capisco chi ti risponde “tutt’apposto”
al messaggio “come stai?” Di quattro settimane prima, che nel frattempo ti eri pure dimenticato.
Sarò io, che non capisco.
Vado a organizzare un video party, magari è divertente.