“Mami, no, ti prego!”
“Piccola, basta con queste scene”
“Ma a me non piace!”
“È solo un passato di verdura, santo cielo! Dobbiamo fare sempre tutti questi drammi?”
“Sì, io non lo voglio il passato di verdura”
“Peccato che per cena ci sia questo”
“Voglio il secondo”
“Lo avrai dopo il primo”
“Non ce la faccio”
“Senti, noi abbiamo finito anche la frutta. Siamo tutti qui ad aspettare te. Quindi adesso ci alziamo e comincio a sparecchiare. Tu fai come vuoi, ma non avrai altro”
“Sei peggio di Crudelia De Mon, meno male che non sono un cucciolo”
“Psss…psss…piccola!”
“Che vuoi? Non rompere”
“Abbassa la voce. Girati che ti passo i bastoncini! Non farti vedere dalla mamma”
“Si si passa”
“Ecco, tieni. Dai che la mamma sta lavando i piatti. Vuoi anche le patatine?”
“Sì sì, nascondi qui”
“Ecco, veloce, che arriva!”
Tu cerchi di tenere il punto, persegui l’agire pedagogico, sposi la coerenza educativa.
E poi ascolti il sussurro di un fratello spacciatore di bastoncini findus, intravedi le guance gonfie della piccola, come Fantozzi che ingurgita di nascosto le polpette, e decidi che la fratellanza a volte vale più della dieta.
Intanto, tu finisci il passato di verdura.