La febbre che è tornata a farci visita più agguerrita che mai, buttando giù come birilli madre e figlio primogenito.
La madre, acciaccata e dolorante, si è auto somministrata l’intera farmacia casalinga, rimboccata le maniche ma non troppo ché fa freddo, fatto la spesa e il bucato.
Si è recata al lavoro, seppur non troppo lucida, per la abituale esercitazione antincendio.
Rientrata in casa, ha preparato le lasagne per la famiglia intera e un brodino caldo per lei.
Il primogenito, quando la colonnina di mercurio ha sfiorato i trentasette e sei ha dato disposizione per l’espianto degli organi-suoi e della sorella- suddiviso tra amici e parenti gli averi più cari -mazzi di carte, cd autografati dai più malfamati rapper di Caracas-donato in beneficienza i libri di scuola.
La mezzana ha deciso che il modo migliore per non infettarsi era girare al largo, perciò si è divisa tra una serata sushi con le amiche e una trasferta con la squadra di pallavolo.
La piccola ha accudito la madre moribonda a suo modo, rimboccando le coperte “tutta sotto a salsicciotto” come le è stato insegnato fin da piccina e lasciando sul comodino, per la notte, la migliore delle medicine, un bicchiere di latte e un po’ di gocciole avvolte in un tovagliolo.
Se non dovessi farcela, almeno me ne andrò con dolcezza.