Il grande torna in piena notte dalla festa del liceo, imperdibile appuntamento che inaugura l’anno accademico.
Al pomeriggio arbitra la partita che non poteva giocare causa incompleta guarigione, restando sulla linea di metà campo per non sforzarsi troppo.
Una convalescenza piuttosto sui generis.
La mezzana festeggia l’inizio delle attività sportive con le sue compagne di squadra, i calzoncini e il panino con la salamella, si prepara per una stagione di successi col cellulare in mano.
La piccola raccoglie tappi, suona il flauto, fa i compiti di matematica perché domani arriva finalmente la nuova insegnante, a sole tre settimane dall’inizio della scuola.
Io prendo il caffè con una donna bella e tosta, che nonostante pensieri, fatiche e paure conserva negli occhi una luce di speranza che ha il potere di farti sentire subito meglio.
Faccio il cambio degli armadi delle sorelle, svuotando quello della mezzana nei cassetti della piccola, ché il destino dell’ultimogenita è vestire di terza mano, quando va bene.
Tolgo le zecche al piccolo gatto, preparo il ragù che non si sa mai, vedo un bel film anche se al cinema ci andiamo a piedi, aspetto un’e-mail che non arriva, mi lavo i capelli e organizzo la settimana che verrà.
Ed è subito lunedì.